Il segreto di FUBU per fatturare 6 miliardi di dollari

Il segreto di FUBU per fatturare 6 miliardi di dollari

Lo spot più iconico di sempre!

Cos’hanno in comune una vecchia casa diroccata a Hollis, Queens, uno spot promozionale semisconosciuto dei ‘90 e un fatturato totale di sei miliardi  di dollari (si avete capito bene)

Semplice: 4 lettere, o meglio, un acronimo noto a tutti, F.U.B.U.

Dando per scontato che sappiate cosa sia e cosa rappresenti questa sigla storica, o almeno così dovrebbe essere, tenete invece bene a mente Hollis-spot-sei miliardi perché è lì che si trova la chiave del successo che voi imberbi teenagers cercate affannosamente in  sella alle vostre Jordan 4 negli angoli più improbabili della city.

(Ed è lì che si trova la chiave per comprendere l’enorme successo di un brand storico che dagli anni novanta risulta uno tra i più richiesti e apprezzati dall’intero panorama vintage/hip hop.)

Ovviamente non parliamo di roba in vendita che si compra col vile money, niente del genere; e voi figli di papà fareste bene a girare al largo, perché qui si ha a che fare con qualcosa che parte dalla testa e dal cuore: talento e cazzimma, come dicono a Bolzano.

Il talento ti serve a vedere cose che nessuno riesce a vedere, la cazzimma a realizzarle.

E di talento e di cuore ne aveva abbastanza Daymond John, colui che dà senso a quella strana sequenza con cui si apre il pezzo: fu lui, assieme  ad altri quattro scappati di casa, ad allestire in quella casa ipotecata una fabbrica di abbigliamento che produceva, in maniera davvero vintage, pezzi in linea con lo stile hip hop che in quel quartiere imperversava tra le strade, nelle vetrine, addosso alle star, praticamente OVUNQUE.

Fin qui niente di strano, direte voi, ma l’elemento sorprendente della storia che fece davvero la differenza fu la volontà di mordere il successo con la stessa fame con cui cucivano magliette personalizzate con scritte e slogan che facevano breccia nel cuore della gente di Queens, che li facesse sentire come un qualcosa di esclusivamente loro.

Bello si, direte voi, ma che c’entra tutto questo con quel misterioso spot di cui parlavamo all’inizio?

C’entra eccome invece, perché fu grazie a quella trovata che For Us By Us divenne nota a tutta la scena internazionale e che gli permise di produrre seriamente le linee di abbigliamento preferite dei nostri rapper preferiti.

Era la primavera del 1993 e i ragazzi stavano ingranando sempre di più ma, mentre vendevano porta a porta i loro pezzi per le strade di New York, capirono che mancava qualcosa che li lanciasse nel mercato che conta e che non dipendeva da ciò che vendevano, ma da come lo vendevano.

L’occasione non tardò ad arrivare e gli si rivelò con la notizia che LL Cool J, artista in voga all’epoca e amico d’infanzia di Daymond, stava girando un video promosso da GAP incluso nella loro partnership, nel quale il rapper improvvisava un freestyle che incorporava una frase: "For Us By Us on the low", ovviamente all’insaputa di tutti.

Ma non è tutto: nello spot, che serviva a promuovere la linea d’abbigliamento di GAP LL Cool j indossava un cappellino FUBU, articolo tra i più richiesti di Daymond.

Così facendo, la nascente FUBU si servii di uno dei più forti artisti emergenti della scena new yorkese e di una pubblicità che entrò in tutte le case americane per promuovere e far conoscere sé stessa al pubblico statunitense, a titolo interamente gratuito, a fronte dei 30 milioni che GAP sganciò per assicurarsi l’immagine di Cool J.